La raccolta delle cicoreddhe, le nostre buonissime erbe di campo

Giornata fosca quest'oggi! Dovrei cercare di tirarmi su, togliermi questo pigiama di dosso e, magari, mettermi a rimediare un po' all'entropia a cui tende, per forza naturale delle cose, la mia piccola dimora barcellonese. Sono le tre e mezza del pomeriggio... fra un po' ci provo. Nel frattempo ricordo un altro avvenimento degno di nota delle mie vacanze salentine, risalenti ormai a quasi due mesi fa. Sigh!

Sembrava la scena di un film di azione, quando io, mia sorella, mia madre e le mie due nonne, armate di buste di plastica, coltelli e indossando l'immancabile uniforme da lavoratrici della terra, siamo montate in macchina direzione campagna.

Era un pomeriggio di dicembre, in pieno periodo natalizio, quello destinato all'avventurosa raccolta delle cicoredde (cicoreddhe o cicoreddhre, le varianti di questo tipo di cicoria selvatica che cresce spontanea nei nostri campi).

Che freddo, ragazzi! Ma che bell'aria frizzantina c'era a circondare noi e gli alberi di ulivo, stranamente attorniati dal verde.

Quest'entusiasmante pomeriggio non solo è da ricordare per il prezioso contatto con la natura che viene, spesso e purtroppo, a mancare a noi lavoratori cittadini d'ufficio, ma anche perché, in un certo qual modo, preannunciava il carnevale. Ebbene sì... non differiva poi un granché dallo spogliarsi degli abiti che vestiamo di solito per immergerci in un personaggio totalmente nuovo, in cui ci immedesimiamo nei sogni o nel nostro inconscio: per poche ore ci siamo travestite da contadine, con abiti che nella realtà sfioravano l'indecenza (ahimè la lotta continua contro l'indecenza!).

E pensare che quello che per me e mia sorella poteva rassomigliare al carnevale, per mia mamma era invece tornare alla sua gioventù e per le mie nonne era la normalità (o quella che era la normalità prima che invecchiassero).

La raccolta delle cicoreddhe è risultata un'azione soggettivamente e generazionalmente diversificata!

Dopo i primi timidi tentativi di riconoscimento di questa varietà di cicoria tra le miriadi di erbacce spontanee, io e mia sorella abbiamo terminato la raccolta contente di aver imparato a riconoscerla. All'imbrunire, abbiamo caricato in macchina bustone piene zeppe di cicoreddhe, l'erba spontanea commestibile più buona che la terra salentina possa offrire, che poi la sera davanti al famoso camino la mamma e la nonna Lea hanno pazientemente pulito.

A proposito di cicoreddhe, le avete mai assaggiate con le favenette?

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